• Eventi e storie del mondo enogastronomico

NYC: una to do list un pò alternativa e qualche posticino dove mangiare

Ecco un articolo che scrissi qualche mese fa, appena rientrata dalla Grande Mela. Un articolo che scrissi nel mio vecchio blog, dove parlavo un po’ di tutto. Di viaggi, di vino e di cibo. Nonostante abbia selezionato che cosa riportare sul mio nuovo blog, ho deciso di non cestinare questo pezzo su NY, nonostante non parli solo di cibo. Perché ci sono molto affezionata. E dopo tutto, si dai,  parla anche un po’ di cibo….Buon divertimento!

 A distanza di un pò di giorni stamane in doccia ho ritrascorso in una serie un pò disordinata i diversi momenti (chiamale esperienze) della mia settimana new-yorkese e ho realizzato che tutto è rimasto come prima. Come quando appena rientrata. Il che, materialmente tradotto in una “to do list” (tutta di mia interpretazione e assolutamente non esaustiva) sul cosa fare e sul perchè fare certe cose a NY, potrebbe declinarsi come segue. Non è in ordine di tempo, tantomeno di logica. Quest’ultima non è il mio forte.

… Ah, prima che mi dimentichi, andate a dormire al Renwick hotel. Definirlo un boutique hotel sinceramente mi pare esagerato. Lo definirei, in gergo “tecnico”, un’ottima soluzione per rapporto qualità-quanto dovete sganciare, di un fintissimo design che vi saprà però coccolare, così come la colazione inclusa nel prezzo (anche se al settimo giorno di muffin con i mirtilli non ce la si fa più…).

Ma ecco la lista:

@  The Campbell Apartment: cocktail bar,  dentro la Grand Central Station. Si dice fosse l’appartamento del miliardario Campbell che l’aveva arredato in maniera lussuosa, in cui si nascondeva al tempo del proibizionismo. Teorica atmosfera d’altri tempi che ho faticato nella pratica a percepire. Troverete giovani coppie flirtanti, prorompenti donne rifatte (anche loro flirtanti) ed il prohibition punch, un cocktail da 22 USD che vi farà dimenticare subito il jet lag.  Prima che mi dimentichi, stando in tema di alcol bevetevi un cocktail pure qui.  Nell’Essex Street, dietro ad un bugigattolo che vende quattro fesserie vintage vi si aprirà il mondo …. Amo esagerare. E le fesserie vintage comunque le adoro.

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@ Bryant Park: in inverno c’è una piccola pista di pattinaggio che merita sicuramente e maggiormente rispetto all’ice skating del Rockefeller Center. Inoltre, con un pò di occhio, tra le bancarelle potrete trovare qualche chicca, tipo dei sunglasses di manifattura locale. Su Central Park è già stato detto tutto, giusto? Se volete sentirvi come in un film andate al The Boathouse. A me non ha emozionato molto. Ma io sono io e voi siete voi. Però i fuochi d’artificio la notte del 31 Dicembre hanno il loro fascino. Etnie mischiate tra loro.

Beccatevi invece questa teneressima scena. Siamo sempre in un parco. Signora anziana che ammira artista di strada.

@ Eataly. Vedrete confermate le manie di magnitudo di Farinetti. Format molto commerciale, un brulichio assordante e la faccia di Lidia Bastianich ovunque (anche Batali non scherza). Si salva l’atmosfera presso il rooftop restaurant Baita, dove troverete un sacco di giovani benestanti a trascorrere qualche ora in relax. L’enoteca di Eataly riconosco invece essere discretamente interessante, con una predisposizione ai vini naturali.

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@ … quindi no rigoroso al cibo italiano a NY? Dipende…Se poi vi capita di trovarvi a Brooklyn alle 5 del pomeriggio (ad esempio), con una fame mostruosa (ad esempio), mangiatevi la pizza da Juliana’s (ad esempio)E se siete dei tramacioni, sappiate che il Bar Italia Madison è un ristorante italiano molto buono, gestito da un certo Denis, braccio destro di Cipriani nell’apertura di tutti i suoi ristoranti in America.

@ Lo Urban Lobster Shack, un furgoncino rosso fuoco che dà da mangiare degli hot dog con l’aragosta è davvero succulento. Si. E’ lo street food che mi è piaciuto di più.

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@ Comunque, sia di cibo che di ristoranti che di baracchini che di mercati (Essex e Chelsea) ne ho parlato in questo mio articolo –>  Una NY tutta da mordere.   Ed è tutto verissimo. Così come è vero che il Mc Sorley pub mi è rimasto nel cuore. Sappiate che là dentro ci sono le ceneri di 5/6 persone che hanno preferito rimanere li che in casa di parenti. Mi sono dimenticata di citare La Esquina il messicano più particolare di NY: giustamente rumoroso ma vale la pena vedere cosa hanno costruito questi americani sotto ad un locale “di copertura”.

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@ Lo sciccosissimo quartire di Soho. E’ sofisticato ed elegante. Ma non da puzza sotto il naso. Ci sono dei negozi molto bellini, anche se un pò cari. C’è un deliziossismo bistro Balthazar che i miei amici un pò viveur mi hanno consigliato. C’è un Georgetown Cupcake gestito da delle ragazze dall’aria molto ariosa. Mangiare un cupcake mi ha fatto apprezzare molto il mio amore spassionato per le cose salate. C’è la Bottega Falai a Lafayette Street: uno dei suoi soci è un grande amico di Renzo Rosso, fondatore di Diesel. Ah, la Bottega Falai fornisce le torte a Balthazar.  Poi c’è Dean & DeLuca. Bla, bla, bla. Basta Soho.

@ Purtroppo c’è Ground Zero, ove vi consiglio di recarvi quando non avete un mood malinconico. Altrimenti rischierete di commuovervi. Così come è successo a me, ricordandomi di quando a 17 anni salii sulle Torri Gemelle. Ieri e oggi. E’ tutto un divenire. Non potete non recarvi per trascorrere qualche attimo in silenzio, riflettendo sul senso della vita. Sono seria.

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@ Riflettete sul senso della vita anche a Wall Street. Quando scatterete una foto alla massa di gente che a propria volta si farà scattare una foto davanti o dietro il famoso toro di bronzo che una mattina del dicembre 1989 Arturo Di Modica piazzò furtivamente davanti alla Borsa. E intanto da dietro le quinte i broker ci infiocchettano tutti, così come le agenzie di rating infiocchettano loro. Il senso della vita, appunto. Triple A: AAA. Sono meno seria.

@ Meglio non pensarci più. E sentirsi un pò artisti al Meatpacking District. Ancor più se incapperete in un flashatissimo individuo che ha dato vita ad un’opera che solo una buona dose di erba potrebbe indurre a realizzare. Il tutto per rinfrangere (si dice così?) la tiepida luce di una gelida giornata invernale e creare visivamente l’effetto arcobaleno. Romantico … Nella zona troverete il negozietto mignon di Monocle che, grazie ad un amico che viaggia e me la porta dagli aeroporti, è diventata la mia rivista preferita. Gadget a prezzi mostruosi. Un ragazzo dentro che se la tira in modo assurdo. Aveva un tattoo molto bello però.

@ …  anche lei romantica (come l’arcobaleno) … la passeggiata sull’Highline. Una camminata sopraelevata ricavata da una ferrovia in disuso. Per essere davvero romantica dovrebbe esserci meno gente però. E’ lo stesso concetto del Boathouse di Central Park. Non so se mi capite.

@ una volta passati per il Meatpacking, non potete non passare per Chelsea. Trendy anche lui, è il centro della comunità gay. Nella zona più occidentale del quartiere si trovano le gallerie d’arte contemporanea. Chelsea ha preso il nome da un hotel. Si si, il quartiere dall’hotel e non viceversa.

12540721_743048505827134_7323839646071458611_n@ Arte moderna invece al Moma. Se non soffrite di claustrofobia tutto OK. Mi sono immersa 4 ore in completa solitudine. Dopo 2 mi sono dovuta fermare per un drink, obbligata ad assertire tre volte ai camerieri che ero sola. “Yes, it’s only me”.

Mi sono connessa al sito del museo, letto le didscalie delle opere che mi interessavano di più e respirato. Respirato. E ancora respirato. Tanta gente, forse troppa. L’unico scatto significativo: una ragazza che osserva un quadro. E che realmente sembra interessata.

Al negozio del #Moma io non ho fatto acquisti salvo degli occhiali da lettura contro il riflesso del pc. Il resto mi sembrava assolutamente commerciale. Tanto da ritrovarlo nel negozio di oggettistica di mia madre (che perà ha gusto).

@ E poi se di shopping vogliamo parlare, si potrebbe discorrere per ore. Per cui apro la parentesi ma non la chiudo. Anzi, la chiudo senza averla aperta. Permettemi solo di citare Artists and fleas  all’interno del Chelsea market. Se volete acquistare qualcosa per il ricordo di esserci stati, tipo un maglione di quelli di nostra nonna (o anche mamma, se si ha 30 anni e più), di quelli così carini ma che pungono un sacco quando si indossano … Beh. Allora fa al caso vostro. Io ci sono cascata. Pragmaticamente dico: non ne vale la pena. Piuttosto andate al  Front General Store. Siamo a Dumbo. Un vintage store incasinato ma con un sacco di cosine cool. Tutto il resto è 5th Avenue. Lo shopping commerciale per definizione. Sappiate che se siete uomini e comprate un Tiffany alla vostra donna probabilmente apprezzerà, anche se sositiene il contrario.

@ Che bello Dumbo. Alias Down Under the Manhattan Bridge Overpass, un quartiere nei pressi del Manhattan Bridge. “Camminando tra i palazzi ricavati da antiche fabbriche si arriva sino alla sponda sull’East River: godrete di una fantastica vista sul Brooklyn Bridge e su Manhattan”.  12494730_742908342507817_5114347228935874626_nAggiungo: emozioni quasi erotiche. E poi anche  la zona residenziale Brooklyn Heights, un sobborgo davvero coccoloso e peculiare.  Con tutte queste vetrine illuminate la sera attraverso le quali osservare la gente che sorseggia il suo bibitone caldo, scrivendo le proprie fesserie (come io scrivo le mie). Mele illuminate ovunque. E’ il MAC che fa tendenza.

@ Basta andare alla NY Public Library per scorgere un pò di storia e per capire come Steve Jobs abbia imposto la sua egemonia nella mente americana. Non un indivividuo sprovvisto di MAC. Tante mele luccicose anche qui.

 

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Ora mi sono stufata di scrivere. Avrei potuto aggiungere che l’East Village è pure lui interessante quanto è brulicante. Pieno di localini e negozietti di fesserie e negozietti di tattoo e negozietti di … boh, altre cose. Così come il Greenwich con le sue forme di vita e le sue case a ringhiera. Avrei potuto ed … ecco, li ho aggiunti.

Che Times Square va vista, soprattutto la mattina del 31 Dicembre, per comprendere ancora una volta la natura umana. Che il giro in elicottero è emozionate ma … (ok, mi assumo la responsabilità di ciò che scrivo) l’ho trovato una commercialata nelle categorie delle cose non commerciali. Che tra le cose commerciali ho apprezzato il sushi del Plaza food hall, anche se un pò meno il conto.

Che Little Italy e China Town sono delle chinesate assurde. Si, anche Little Italy. E se fate le foto nei negozi puzzosi di cibo asiatico a un signore cinese che taglia una verdura strana vi guarda non male, malissimo.

Che per sentirsi sexy non occorre andare ad acquistare un completo da Victoria Secret, il paradiso del sintetico dove migliaia di donne si azzuffano alla ricerca del perizoma perduto mentre i mariti o i fidanzati o gli amici gay attendono desolati ma al contempo imbambolati dalle modelle dei maxischermo (gli amici gay no però, loro sono sempre fedeli).

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Per sentirsi sexy basta lasciarsi andare alle emozioni che questo, quello, e quell’altro ancora di NY vi saprà trasmettere …. Una percezione dietro l’altra. E dietro l’altra ancora. Questa è stata, è e sarà per me la grande mela, alias NYC. Prometto di non parlarne più.

 

 

4 commenti

  1. La grande mela e’ la grande mela!! Bellissimo post.65Luna

  2. Grazie! Quest’estate faró la East-Coast, tra cui NY, ora ho un sacco di dritte!

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