• I vini naturali… lieviti indigeni in azione

Un uomo per amore le regalò terra e cantina … Ed insieme, con amore, crearono dei vini unici: Marisa Cuomo, i vigneti a picco sul mare nel cuore della Costa d’Amalfi

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Sarebbe stato così bello conoscere Marisa Cuomo (il giorno della mia visita purtroppo era assente)! Una donna tenace, che sa quello che vuole. Una donna forte. Così me l’hanno descritta degli amici, Rino Di Maggio e Tiziana Teodoro, titolari dell’azienda agricola Brama durante una fredda giornata invernale nel bel mezzo della Costiera Amalfitana. Desiderosa di stringere la mano a colei che, udite udite, ad un uomo è riuscita a strappare un’azienda. Già perché il marito Andrea Ferraioli, oltre a sposarsela, fece a Marisa uno strepitoso regalo di nozze nel lontano ’83, un anno dopo il matrimonio: terra e cantina. Da curare insieme. Più che regalo una vera e propria promessa d’amore, sotto inteso eterno, in nome e …  col nome della sua donna. Già, di questi tempi (e qualche anno addietro) le promesse fatte all’altare di per sé stesse, così su due piedi, non sono più sufficienti. Volete mettere al confronto una distesa di vigneti impervi cui dedicare insieme corpo, anima e passione? L’azienda fu fondata per la precisione nel 1980, anno nel quale Andrea, discendente di una famiglia di vinificatori, acquistò quello che dal 1942 rimase per anni il marchio Gran Furor Divina Costiera, legato alla vendita dei vini della Costa di Furore.

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Furore. Andando al sodo, una storia d’amore che dura da più di trentanni nella cantina di Marisa Cuomo.

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Furore, un nome, un paesaggio, un vino, più vini. E’ il paese aggrappato alla Costiera, a strapiombo sul mare; il paese che non è un paese, non ha una piazza ma fazzoletti di terra strappati alla roccia, quelli sì.  E’ il paese dove si estende il vigneto di Marisa e Andrea, sui fianchi della montagna, 10 ettari di cui di proprietà 3.5. Una superficie più ampia è comunque disponibile per il raccolto, grazie ai circa 60 conferitori d’uva dai quali è possibile attingere. Viti a piede franco di età media tra i 60 e gli 80 anni, che senz’altro sanno il fatto loro, della filossera nemmeno l’ombra.

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Un paesaggio che, in cuor mio, va visto più che descritto.  Il terreno è dolomitico-calcareo-vulcanico ma si respira aria di mare. Da un lato la roccia, dall’altro lo iodio. Nel bel mezzo le viti a piede franco di più di 80 anni, si elevano sino a 500 e anche più metri sul mare. Allevate a pergolato e piantate sulle parete rocciose verticali (spuntano in orizzontale dai muretti a secco sostenute da pali di castagno) . Coltivati sono i vitigni fenile (DOC Costa d’Amalfi, tipico di Furore) – il piedirosso (vitigno campano) – la ginestra (si coltiva a Furore, Tramonti, Corbara e Positiano) – la pepella (così chiamata per via degli acini piccoli come chicchi di pepe)  – il ripolo (come il fenile tipico di Furore) – lo sciascinoso – il tintore (la cui patria è Tramonti) – ed il tronto (altro autcoctono di Fuore) per arrivare ad un produzione di circa 110 mila bottiglie all’anno. Si vendemmia manualmente circa 2/3 volte l’anno poiché, a causa del dislivello, le uve possono arrivare a maturare in epoche diverse. Il trasporto è molto faticoso, ragion per cui le cassette non sono mai riempite al 100%.

VINI (pluri-premiati a livello nazionale ed internazionale):

Fiorduva, l'”uva del Fiordo”.  Vino bianco, un blend di falanghina e biancolella – 3/5 mesi in barrique e 12 mesi in bottiglia.

Costa d’Amalfi Furore Rosso DOC. Vino rosso blend di aglianico e piedirosso – Fresco e morbido. Ricco e speziato. Elevato 12 mesi in barrique di rovere francese.

Costa d’Amalfi Ravello Rosso Riserva DOC. Vino rosso blend di aglianico e piedirosso –  Morbido e di struttura ma, come il “Furore”, dotato di freschezza e sapidità. Elevato 12 mesi in barrique di rovere francese.

Entrambi i rossi si contraddistinguono per note salmastre e mediterranee a controbilanciare la struttura tannica e il corpo del vino.

Costa d’Amalfi Rosato DOC.  Uve aglianico e piedirosso, ancora loro. Lasciato maturare esclusivamente in acciaio.

Un’esperienza unica, una visita a dei vigneti con una vista imperdibile, una passeggiata tra il blu ed il verde che non si scorda mai … Qualche sorso di tutto ciò per sentirsi liberi e scacciare i pensieri …

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2 commenti

  1. Francesco Mondelli

    Più che a Marisa Andrea il regalo lo ha fatto a se stesso.Quando capiterà di stringere le mani della moglie noterà i segni del lavoro in cantina del tutto assenti in quelle del marito.Due grandi determinate e belle persone,ma non scordiamo mai l’apporto decisivo del professor Luigi Moio che ,tanto per dire,dilettandosi anche di musica e pittura oltre a definire enologicame i vini,
    ne ha disegnato anche le etiche.

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