• I ristoranti stellati Michelin

Sssss: Le cose che non si possono raccontare di un’esperienza in Osteria Francescana

Dubbio epocale

La sveglia suona in ritardo. Un armadio svuotato sul letto. Cosa diavolo mi metto? Poco importa se l’appuntamento è in agenda da tre mesi. Dubbio esistenziale. Dilemma epocale. Tubino nero classico? Jeans strappati e camicia? Tacco o mocassino? Una commistione di ispirazioni. Una perdita di tempo scandalosa. La pianificazione non è il mio forte. Sssssss, non ditelo a nessuno. Col senno di poi? Vestitevi come vi pare e piace. Un po’ trasandati fa sempre casual chic. Anche Bottura è sempre spettinato.

Bottura quadri

Una collisione di tecniche, culture, idee, gesti … Una storia di tradizione in evoluzione. Ogni momento di luce ed ombra è un miracolo. La nutrizione non è qualcosa di matematico. Ma è emozione.

Questa è l’Osteria Francescana. Per Bottura.

La bandiera della ristorazione italiana nel mondo. La perfezione nell’alta ristorazione. Questa è l’Osteria Francescana. Per la guida de l’Espresso. 20 su 20. Ah … però. Nel giugno del 2016 è anche il primo ristorante al mondo. Bottura ha scalato la classifica. Si, ora è il caso di dirlo: Massimo sei il numero 1.

Un’esperienza culinaria tridimensionale. Corpo, anima, cervello. Per una non-food trotter come me. Appassionata. Ricercatrice. A spasso per ristoranti. Che aspetta questo pranzo da mesi. Mesi e mesi. Niente di strano, dato che non è possibile prenotare last-minute. In caso contrario l’avrei attesa dalla sera prima. Con un discreto appetito.

Recarsi all’Osteria Francescana, il tri-stellato primo in Italia, è una vicenda complicata. Per la mole di emozioni sensoriali cui verrete esposti. Come poter scegliere a sangue freddo tra la Tradizione in Evoluzione e le Sensazioni? Due menù così antitetici quanto accumunati dalla stessa dose di follia. Come poter scegliere se degustare un vino francese o un italiano di quelli dalla venatura a volte un po’ muffata ma che, guarda caso, ha preso pure lui 20 punti dagli amici de l’Espresso? Sto parlando del Trebbiano di Valentini. Una scelta facile per me. Un vino così grezzo nella sua eleganza da non poter mai essere messo in discussione. Un vino che va a braccetto con la nobiltà così come col proletariato.

Un vino che sposa benissimo la Tradizione in Evoluzione. Così come le Sensazioni. E che, per non tradire nessuno, è stato compagno fedelissimo di un menù a metà strada. Un menù che l’Osteria ha messo a disposizione per gli indecisi. Coloro che al bivio decisionale non ce la possono fare. Un menù che combina il panino alla mortadella scomposto con l’insalata di fiori, punto di rottura tra dolce e salato. Interrotto dai fiori e da Gravner. Traditore. Traditori noi. Che abbiamo deciso di passare dal Trebbiano alla Ribolla Gialla. Due vini antitetici quanto simili. Una contrapposizione quasi simile a quella tra l’evolvere della tradizione e il pulsare della sensazione. Ed ecco che arriva il Primo in ordine, non cronologico, bensì di eventi vissuti. Il Primo … segreto. All’Osteria Francescana ci si può sentire un po’ “ebbri”, nella sua più lieve accezione. Ebbene si, avete letto bene. Nessuno si accorgerà. Il giornalista inglese tatuato che pranza in solitudine magari sì. Pazienza. Sorrido. Sghignazzo. Con eleganza.

Giornalista

La consecutio temporum tra una portata e l’altra, di circa 15 minuti, accompagnata dalla non eccedenza nei quantitativi (la nutrizione, d’altronde, non è qualcosa di matematico), vi farà catapultare in un’ovattata sensazione di piacevole torpore. Sarà la luce tenue della sala. Sarà la musica jazz-lounge-soul. Sarà il crogiolo di culture tra un tavolo e l’altro (siamo gli unici italiani). Sarà che il vino è buono. E si lascia bere. Sssssss, non ditelo a nessuno.

In fin dei conti alla Francescana si va una volta nella vita. E agli amici dite semplicemente che siete andati in Osteria. Si, perché diciamolo, a dire che si va da Bottura ci si imbarazza un attimo. La medesima sensazione che si prova quando si dice che si è studiato in Bocconi. Sssssss, non ditelo a nessuno. Monti potrebbe offendersi. E forse anche Bottura.

“L’opera di Massimo Bottura coinvolge arte, musica, letteratura e cultura popolare”. Parole sante. Un mix di contemporaneità. Suggestione. Quadri dai colori accesi. Foto black & white. Opere d’arte. Gli uccellini. Il sacco della spazzatura. “Come mai un ristorante di questo tipo lascia un sacco delle immondizie in un angolo del corridoio?!” … Perplessa – Ingenua – Ignorante. E’ di bronzo. E’ un’opera. Sssssss, non ditelo a nessuno.

“Ops, mi è scivolata la gaffe”. A Bottura invece è scivolata la crostatina. Ops. E’ al limone. Come piace a me. Bottura ti amo. Sssssss, non è vero. Troppo radical chich.

Il sacco dell'immondizia_Bottura

Ed è così che, senza rendersene conto, tra “L’Autunno a NY” e “La parte croccante della lasagna”, si arriva alla consapevolezza che tutto  – alla fine – è finito. Che sono le 5 ed è l’ora del tè. Ma, dopo 12 provocazioni ai 5 sensi, avete appena terminato di bere il caffè. E di soppiatto raccolto in un fazzoletto le praline che non ce l’avete fatta a terminare. Doppio Sssss. Lo so la mia foto fa schifo, perdonatemi!

ooooops-mi-e-caduta-la-crostatina

Bottura le avrebbe nominate: “le praline clandestine nel kleenex perdute”. Io me le sono mangiate con il caffè dell’indomani. Che belle cose.

6 commenti

  1. Mi hai fatto venire la voglia di provarlo! Ad un tirchione come me … Ssss non va bene essere troppo sinceri 😉

  2. Mondelli Francesco

    Sempre originale:sopratutto su un personaggio su cui tantissimi hanno scritto .PS.Simpaticissimo il suo ssssss.Con in mente il termine “ebbro”sono arrivato ad una delle migliori interpretazioni, al riguardo ,di Alberto Sordi:se non l’ha mai vista la cerchi perché ne vale davvero la pena.Ad maiora.FM.

  3. Pingback:Never trust … a skinny Italian blogger, che vi racconta l’Osteria Francescana di Bottura | Blog di Vino al Vino

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