• I vini naturali… lieviti indigeni in azione

Quando Audacia è sinonimo di Purezza: lo Champagne di Pierre Gerbais

Ci sono giornate nelle quali si beve uno champagne per festeggiare qualcosa. Serate nella quali si sciabola uno champagne ancora una volta per festeggiare qualcosa. Circostanze nelle quali si sorseggia uno champagne così perché capita di berne di volta in volta e di tanto in tanto senza dover forzatamente incontrare una scusa sottostante.

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Ci sono volte nella quali sorseggio un vino e decido di descriverlo nell’immediato. Altre nelle quali lo sorseggio, lo lascio sulle spine e poi decido di raccontarlo. Altre nelle quali me ne dimentico e basta. Ed altre ancora nelle quali mi ritrovo a descriverlo così, per puro caso. Senza dover forzatamente ricercare una subordinata motivazione.

Ed è per l’appunto il caso dello Champagne di Pierre Gerbais, una maison di circa 14 ettari situata nella Côte des Bars, biologica dal 1996. E del suo Audace.

Chi è l’Audace? Secondo l’infallibile competenza e pertinenza di Tannico è un 100% pinot noir – dai 12.5 su 100 gradi alcolici – che va servito a 8/10 gradi centigradi; da vendemmia manuale, vinificazione in acciaio, affinamento sui lieviti di 24 mesi. Studio.

Secondo me è un vino non scontato. Un vino che “affronta impavido il pericolo”. Composto unicamente da uve pinot nero. Senza l’ausilio di chardonnay e pinot meunier. E’ lui da solo. Convinto del suo potenziale espressivo. E’ un vino che non si avvale dell’ausilio di alcun dosaggio. Un Brut Nature insomma. Con gli attributi. Di quelli che nella loro indipendenza riflettono una grande personalità.

“Un colore brillante, paglierino con perlage fine e persistente”. E chi lo  negherebbe mai? Un profumo molto intenso dove nell’ingarbugliato tentativo di individuazione di odori, aromi od esalazioni, le si chiami come si desidera, mi ricordo una forte nota di frutta secca. Di dolcezza più che altro. Alle volte lo Champagne mi fa starnutire. ETCIU’! Ma L’Audace no. Mi ha semplicemente provocata ed inebriata. Conducendomi al suo gusto, tutto rotondo, così globoso da indurmi a credere fosse stato affinato in legno. Ed invece no. Ha sostato in acciaio e forse, chi lo sa, me ne sarei dovuta accorgere per via della sua freschezza.  In bocca l’ho trovato invece per lo più ricco, persistente e solo in seconda istanza fragrante, carattere che mi propongo di scorgere quasi sempre nella tipologia. Zac, cannato; ho cannato.

Ed ancora una volta studio: Abbinamenti: antipasti, pesce, verdure  – Momento per degustarlo: aperitivo, cena tra amici.

Certo è bellissimo sedersi tra amici e degustare. Se veri (gli amici) ancor di più. Se vero (il vino questa volta) ancora meglio. Ma con l’Audace andrete sul sicuro. Nella sua forte indipendenza (quella di cui borbottavo prima) è rilevatore di un’intrinseca ed inequivocabile purezza. Anche Tannico lo dice. “Champagne di grande purezza”.

Quanto agli abbinamenti? Antipasti, pesce e verdure….E se si bevesse da solo? Il bere vino puro calma la fame. E’ stato  Ippocrate  nel lontano 400 a.C.a dirlo. Forse aveva ragione Lui, più di Tannico? Chi lo sa … Assaggiatelo e vedetevela voi, io la mia risposta ce l’ho.

 

 

 

 

Un commento

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