• I vini naturali… lieviti indigeni in azione

Qualche ora da Peter Jakob Kühn ad assaggiare riesling biodinamici ….

Dopo un girovagare incessante tra i paesini della Romantikstrasse, ecco che ci lasciamo alle spalle l’amena Würzburg e arriviamo finalmente alla Weingut Peter Jakob Kühn. La meta dei nostri sogni, quanto desideravamo da giorni visitare per dare inizio alla parte “eno” della nostra avventura eno-turi-gastronomica.

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Una commistione di circostanze favorevoli hanno contribuito a rendere la nostra visita ancora più appagante di quanto avremmo immaginato. Un senso di piacevolezza misto ad illusione. Smontiamo dall’auto ed iniziamo a scattare (quasi) discretamente delle foto all’azienda. Una casa, in fin dei conti. Proprio come piace a me. Mi sento avvolta di calore. Non solo atmosferico.

Peter Jakob Kühn

Siamo nel paesino di Oestrich-Winkel, nessuno per strada a parte noi. La quiete più assoluta. Il preludio del relax più totale. Si sta bene. Stiamo bene.

Siamo in ritardo. Vizio dell’italianità. Vizio di chi si perde nei paesini e non guarda l’orologio. Avendo preannunciato la nostra visita attraverso mail, mi sento abbastanza tranquilla che le porte della casa ci saranno comunque aperte, nonostante il lieve sgarro. Ma, il mio pensiero deformato dal pregiudizio alquanto ferreo sul rigore germanico mi porta ugualmente a velocizzare la sessione fotografica per non rischiare di rimanere a mani vuote (o forse, sarebbe il caso di dire, a gola asciutta?).

Vengo smentita. Veniamo gentilmente accolti dalla signora  Angela, assolutamente non-curante del nostro ritardo. Un modo di fare che ci mette istantaneamente a nostro agio. Una pronuncia inglese perfetta. Un’attitudine a parlare col cliente decisamente spiccata. Forse un copione che segue da anni? Non direi, il tutto rasentava una quasi disarmante spontaneità.

Il clima è piacevole. Sono passate le 6 P.M. ma il sole ancora illumina il paesaggio. Ci accomodiamo fuori, sotto un portico, seduti su un divanetto di vimini (o era forse  legno?), pronti per una degustazione. Pronti ad ascoltare i racconti di Angela; pronti a sperimentare. Così come ha fatto Peter, uno dei produttori più innovativi del Rheingau dedito all’agricoltura biologica sin dall’inizio degli anni ’90. Spintosi oltre, andando a visitare e ad apprendere le tecniche utilizzate da produttori di nicchia francesi e non solo (ispirazione presa anche da Radikon, da Gravner e gente di quel tipo, ci siamo capiti), Peter ha volutamente spinto l’acceleratore per raggiungere la biodinamicità. Ottenuta nel 2004. Niente gas quindi, solo pedali.  “Loro non viaggiano in Mercedes”, afferma Angela. E’ una scelta di vita. E’ la volontà di rispettare la Natura, coi suoi bisogni. Ad apprenderne le potenzialità e ad accettarne i limiti. Utilizzare solo ciò che essa stessa è disposta ad offrire. 15 ettari di vigneti perché, quello che Angela in modo così vivido racconta, è la storia di una famiglia che fa il vino per passione; più che altro. E io ci credo. D’altronde, non mi potrei aspettare diversamente da chi per primo ha cercato di vinificare il Riesling in anfora (anfore interrate da 300 litri ove il liquido odoroso sosta anche due anni e mezzo).

Cattura

Attorno alla tenuta si trovano i vigneti storici del Rheingau, come il Doosberg. 15 ettari di pura natura. Molta natura. Un sacco di vegetazione tra i filari: c’è veramente di tutto li in mezzo, anche girasoli. E piante grasse; si, piante grasse.

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Peter non ha presenziato durante la nostra visita, occupato al festival del vino a Wiesbaden. Un evento cui ho deciso di partecipare nei giorni seguenti per provare qualche produttore aggiuntivo di riesling renano e farmi un’idea un pò più completa (o forse anche solo per godermi le giornate in relax tra un assaggio e l’altro?).  Ebbene si: Peter, il capoccia dell’undicesima generazione vinicola della famiglia, si trovava alla fiera del vino e noi non l’abbiamo conosciuto. Segno del destino: ritorneremo (anche se fosse in un’altra vita).

Chiaccheriamo con Angela all’incirca un’ora. Le chiediamo consigli su dove alloggiare e ci aggrappiamo disperatamente al suo tedesco per farci riservare una stanza presso una piccola cantina con annesso B&B che tanto ci incuriosisce quanto ci disarma per l’incapacità di prenotare a causa della barriera linguistica. Non contenti, le chiediamo consiglio su dove cenare la sera stessa. Ci consiglia un’enoteca, il luogo ideale dove incontrare degli autoctoni beoni intenti a bere i migliori riesling germanici, ops renani. Abbiamo seguito il consiglio e ne siamo rimasti soddisfatti. Anzi, di più: Weinhaus Bluhm, a Magonza:  Badergasse 1. Non perdetevela. Potreste avere dei rimorsi in una seconda vita.

Assaggiamo il Jacobus, un riesling secco vinificato in acciaio, del 2014. Non sto ad elencarvi i sentori di frutta e note aromatiche che ho sentito perché esprimerei menzogna. Ora non me lo ricorderei. E i miei appunti mi hanno tradita. Quello che ricordo invece è un vino decisamente pulito. Si, un vino facile. Lo offrirei per aperitivo.

Lo Rheinschiefer 2014 era simile al primo ma più concentrato, con maggiore mineralità forse? Agrumi presenti in entrambi. Toni più caldi nel secondo.  Il Quarzit, stessa annata, deriva da terreni ricchi di quarzo; un nome una certezza. Interessante pure lui. Che dire…A me i vini di Jakob sono piaciuti. Sarà che è amico di Joly, il Deus ex machina del biodinamico. Sarà che fa le cose nel rispetto della natura. Sarà che era caldo ed i riesling sono vini freschi che si prestano durante giornate afose. Sarà che sono buoni, semplicemente.

Non sono triste, perché abbiamo riempito la macchina di cartoni. Non è stato  quindi un addio ma un semplice … arrivederci. E lo dico col sorriso, come sempre.

Jakob Kuhn

2 commenti

  1. Conosco la famiglia Kühn da anni e deve ammettere che sono dei veri artisti del Riesling. Ma ce ne sono ache altri nella zona che fanno delle ottime cose. Se ripassi di qui fammi sapere che ti faccio io da guida.

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