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Ma … Mr. Michelin non dovrebbe giudicare con gli stessi criteri, in giro per il mondo!?

Sono rimasta basita quando ho realizzato che nella modernissima Singapore sono ben due i chioschi di Street Food a vantare una stella Michelin. I canoni della gastronomia si sono decisamente rivoluzionati. Mah, dipende dove. E molto da discutere sul come.

I due chioschi insigniti della stella sono l’Hill Street Food Tai Hwa Pork Noodle (4/5 il rating del popolo su Tripadvisor ma una fila infinita sempre presente): non cercate sito web con foto professionali di street food ad effetto perché … non esiste. Il Tai Hwa Pork Noodle è qualcosa di fisico, niente tour virtuale; per farvi un’idea andate ad assaggiare per pochissimi dollari i famosi noodles, serviti abbondanti e coperti di maiale e salsa d’aceto. Le foto delle scofanate di cibo mi fanno effettivamente venire molta fame.

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In alternativa, strafogatevi di riso al pollo presso l’Hong Kong Soya Sauce Chicken Rice and Noodle dove per due dollari riceverete in cambio un’esplosione di gusto (anche qui il voto del popolo stabilisce 4/5).

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Bene, mi chiedo … Quali saranno mai i criteri della Guida Michelin singaporegna? Vado a leggerlo sul sito ufficiale: “A very good restaurant in its category”.  I parametri valutati sono la qualità dei prodotti, la maestranza di sapori e delle tecniche di cottura, la personalità dello Chef, il rapporto qualità-prezzo e la coerenza tra una visita e l’altra.

E in Italia che si dice? Una stella: “cucina molto buona nella sua categoria”. Nulla di diverso emerge sul sito ufficiale. Quanto ai parametri: qualità  del prodotto; tecnica della preparazione; equilibrio fra gli ingredienti; creatività dello Chef. Le stesse cose insomma.

Par dunque esserci un elemento aleatorio, in altra parole “l’attenzione ai dettagli”, che prevede di prestare una certa attenzione anche su qualità del servizio, atmosfera, arredi e location, interpretato in modo differente in Italia ed all’estero, mi viene a tal punto da concludere. Aggiungerei anche quella sensibilità agli investimenti intrapresi per garantire tutto quanto appena enunciato, nonché una carta vini autorevole, decisamente rilevante nel giudizio dell’ispettore italiano. Ma non in quello singaporegno!

Criteri distanti anni luce. Ecco che si spiega come in Italia pizzerie gourmet che per certo nulla hanno da invidiare allo street food orientale ancora non siano state premiate (e mai lo saranno?). Alcune realtà, a parità di criteri, già dovrebbero essere salite sul podio delle due stelle, dotate di mise en place d’eccellenza, carta vini di livello, ambiente curato nei dettagli, tutti elementi a coronamento della qualità eccelsa delle materie prime e della fantasia degli accostamenti.

Oltre alla valanga di street food d’eccellenza di cui possiamo vantarci ad esaltazione della stagionalità delle materie prime, nonché vero e proprio esempio di territorialità.

E se vogliamo entrare nel paradiso dei tristellati, facciamo per qualche istante un paragone tra il sushi tristellato giapponese Sukiyabashi Jiro e uno a caso dei nostri 8 insigniti per aumentare la sensazione di confusione sui criteri degli ispettori Michelin in giro per il mondo. Nulla da discutere sul sushi di massimo livello e sulla maestria di Jiro Ono. Forse qualcosina in più sul fatto che il ristorante si riconduce ad un bancone con 10 posti a sedere su sgabelli. Nonostante sia stata una delle esperienze più belle della mia vita che ripeterei, non mi sono propriamente sentita all’interno di un ristorante tri-stellato, secondo i parametri italiani, sia inteso.

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Non sarà a questo punto che ogni paese fa un po’ al modo suo? Forse così si spiegherebbe l’enorme distacco tra Francia e Italia: 616 i ristoranti d’Oltralpe insigniti contro i 343 del Belpaese … Sono così tanto più bravi di noi? O siamo noi che ci tiriamo la zappa sui piedi e abbiamo trasformato tale riconoscimento nell’ennesima lobby di categoria?

I più autorevoli esponenti della guida Michelin sosterrebbero che worldwide “le stelle Michelin sono assegnate e perse solo per quello che c’è nel piatto, ma gli ispettori devono essere attenti a tutta l’esperienza”. Ma è proprio dappertutto così?

Sarà ma a me un bel po’ di confusione in testa è proprio rimasta!

2 commenti

  1. Francesco Mondelli .

    Io, da italiano presuntuoso ,la vedrei così:siccome è risaputo che la nostra è la cucina più varia e buona del mondo da noi si pretende sempre il massimo .Nel mondo dell’arte e paesaggi la stessa cosa.A tanti sarà capitato ,ad esempio in USA ,di fare una deviazione per un sito archeologico e ritrovarsi ,che so ,un cerchio di pietre a ricordare un’accampamento storico di nativi americani.Non saremo i migliori custodi del nostro passato o strenui difensori della nostra cucina ,ma basta affacciarsi dalla finestra di qualsiasi villaggio o città per ritrovarsi un capolavoro di fronte come pure soddisfare i propi sensi nella maggior parte delle trattorie e ristoranti della penisola.Sursum corda e ……w litalia (tutta intera )canterebbe De Gregori (Francesco)che detto per inciso oltre a fare personalme la spesa al mercato trionfale di prati (Roma) pare sia anche un ottimo cuoco.FM.

  2. Già forse in Italia abbiamo troppo 🙂 Altrimenti bisognerebbe dare le stelle proprio a tutti!!!

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