Una bellissima sorpresa è stata scovare Metamorfosi Roma il ristorante 1 stella Michelin situato nei Parioli. Capita il tutto nel bel mezzo di una sera di piena estate, durante una fuga gastronomica romana per sconsacrare La Pergola di Heinz Beck, per puro caso, quando si improvvisa una cena all’ultimo con degli amici che vivono nella capitale. Accade proprio la vigilia della nostra cena tristellata.
Una doppia esperienza culinaria in un sol week end (come si suol dire…2 piccioni con una fava), di cui la prima (forse perché priva di qualsiasi aspettativa) entusiasmante quanto mai.
Un paio di telefonate, ci ricavano un tavolino, dapprima per 2, poi per 4, una donna in dolce attesa ed una piccolina bambina. Nessun problema, la gentilezza è estrema fin dal primo squillo e così si rivelerà durante tutta la serata .
Finché attendo la coppia di amici, curiosa osservo l’esterno del locale e penso che assomiglia proprio ad un ristorante di stampo orientale. Mi ispira nell’immediato. E mi infonde tranquillità.

Metamorfosi Roma esterno
Nell’attesa la mia curiosità aumenta e decido di “googlare” il nome dello chef per captare nei minuti d’attesa quanti più attimi di vita vissuta. Roy Caceres, classe 1977 nativo di Bogotà. In Italia dal ’93 per seguire la madre, da sempre avido di conoscere ed imparare, amante del cibo sin da piccolo, quando aiutava il nonno siriano nei giorni di festa a preparare i piatti del suo paese, diversi da quelli classici colombiani. Però, chi l’avrebbe detto, Roy non ha mai aspirato a diventare un grande chef; da ragazzo il suo sogno era la carriera sportiva. Un aspirante cestista divenuto cuoco praticamente per caso, concretamente per necessità. Entrato nel mondo della ristorazione come lavapiatti per guadagnarsi da vivere al suo arrivo in Italia e, vuoi per incontri fortunati e fortuiti, voi per talento innato, facendosi essenzialmente da solo, eccolo oggi brillare di luce attraverso una stella meritatissima ed originale. Già, perché la sua cucina, dopo averla provata, confermo che va oltre gli schemi e si distacca dal concetto di “territorio” in senso stretto. Roy ha studiato profondamente la storia della gastronomia italiana, che reinterpreta con sapienza ed originalità a suo modo, dal tocco fusion senza eccessi. Non so come dire ma … la sua personalità la si sente masticando ogni singolo boccone.
Una volta varcata la soglia, rimango entusiasta dell’ambiente, così come lo sono stata dell’esterno. E’ contemporaneo ma non gelido, caldo e rincuorante. Lo stile è minimal ma i colori creano rotondità. Mi piace moltissimo. I colori che dominano sono il marrone del legno su diversi toni ed il verde delle piante. Richiama molto la natura.
E poi ordiniamo. Gli uomini del tavolo optano per il menù degustazione. Si chiama “eXpresion” e prevede “una sequenza di creazioni a mano libera dedicata a chi desidera esplorare a fondo le nostre intenzioni gastronomiche” (6 o 10 portate, a discrezione). Noi donne ordiniamo alla carta, la qual cosa non desta problemi, sebbene non si sia condiviso il tasting con il tavolo intero. La bimba vuole una pasta al pomodoro. La finirà tutta e si leccherà le dita.
Ma anche noi ce le leccheremo e chi ce li ha anche i baffi. Apprezzando gusto a dismisura, così come interpretazione e presentazione. Le portate sono davvero originali. E lo si intende sin da subito quando, in attesa di ordinare, viene servito il pane ed il burro all'”olio d’oliva”, cremoso, gustoso e leggero in un colpo solo.
Così, di getto, cosa vi verrebbe in mente se vi dico Uovo 65° carbonara? Tradizione od innovazione? Lo si sa, la pasta alla carbonara è il simbolo della romanità. E’ una pasta cremosa e lo chef è riuscito ad esprimere (nella sua reinterpretazione) la morbidezza attraverso un uovo cotto a bassa temperatura con spuma di parmigiano e pecorino accostato a guanciale e pasta soffiata a restituire la sensazione croccante.
Sapore più delicato invece quello dei gamberi rossi “pisco sour” – lulo*, cetriolo e basilico:
*il lulo chocoano è una pianta che cresce spontanea, il cui frutto è uno dei più rappresentativi del territorio di Quibdó. Lo sapevate?
Poi arriva una pasta che non è pasta ma è fatta con il pesce ed è qualcosa di strepitoso: l’Anti-Pasta – Gamberi gobbetti e cannolicchi:
Il piatto che più mi è piaciuto ed è andato oltre ogni mia aspettativa sono stati i Pomodori di pasta, alici, bufala e levistico , degli gnocchi fatti con il pomodoro ed una % di farina. Mi sono sciolti in bocca e, confesso, ne avrei mangiati in grandi quantità, come se non ci fosse un domani …
Il risotto “opercolato” – funghi e nocciole si è rivelata un originalissima scoperta. Un risotto sigillato da una sfoglia sottilissima di funghi, gli stessi che si trovano dentro assieme alle nocciole, ma per raggiungerli è necessario far colare dentro il formaggio. Viene servito in una ciotola di legno e si mangia con un cucchiaio di ulivo. A dir poco … eccezionale!
Che dire poi del croccante di lino con funghi porcini e crema di Blu del Monviso? Parla da solo. Servito con una pallina cremosa alla mandorla a me che sono in dolce attesa e devo evitare certi tipi di formaggi 🙁 . Delicato ed interessante.
I piatti sono tutti coloratissimi. Da un lato i toni pacati del legno e del verde, dall’altro l’esplosione di colori che rende ogni pietanza una vera e propria opera d’arte!
E poi ci sono i dessert, con la grossissima responsabilità di chiudere una cena non soltanto in … dolcezza ma soprattutto in … bellezza! Yuzu, mandorle e camomilla ci è riuscita benissimo a mio avviso, con una leggerezza degna di essere fotografata e degustata:
Questa è stata la mia splendida esperienza da Metamorfosi! Cosa aspettate a vivere la vostra?
Ciao Roy, complimenti per la tua cucina…molto buona e particolare, al piatto che tu chiami ce vice dovresti chiamarli furti di mar alla Roy, semplicemente perche di CEVICHE non ha NIENTE, anzi è una offesa a questo meraviglioso piatto tipico della cucina PERUVIANA.
Trovo invece i suoi piatti delle ottime rivisitazioni.