• I vini naturali… lieviti indigeni in azione

Lino Maga ed i suoi vini … splendidamente semplici e bevibili, anche dopo 30 anni!

Buongiorno: sono un Bambi fortunato, vivo nel giardino dell’Azienda Agricola Barbacarlo e vi voglio raccontare la storia del mio padrone!

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Siamo a Broni, in provincia di Pavia. Da enofili parlando in zona Oltrepò Pavese. Sembra quasi di trovarsi in Francia. Mi ricorda le situazioni dei villaggi francesi, fitti di cantine in centro al paese (beh, questo sono io a dirlo, non Bambi!).

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Si bussa alla porta e si entra in un mondo che è a sé stante dalla realtà circostante. Il mondo di Lino Maga. Meglio conosciuto come Maga Lino.

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Discendente diretto di una famiglia di agricoltori, coltivatori di vigna sulla collina di Barbacarlo a partire dal 1886 (un nome una storia: un tributo al vecchio zio Carlo, in quanto “barba” sta per zio). Ah ecco, il Barbacarlo: se siete degli amanti dei vini secondo natura, non può questo nome non risuonare familiare. Già, perché degli 8 ettari vitati (17 di proprietà), 4 sono di vigna Montebuono e 4 del “famoso” Barbacarlo per l’appunto (c’era anche Ronchetto che ormai non produce più, fortunato chi ne possiede una bottiglia). Un “cru”, questi 4 ettari, con una pendenza molto ripida (possiamo quasi parlare di viticoltura eroica), dove sono vitate croatina (che fa la parte del leone nel Barbacarlo), uva rara e ughetta (in misura molto minore si vinifica anche la barbera nel cru Montebuono).

Quando ci si trova di fronte a Lino ci si trova di fronte ad una vita vissuta. Classe 1931, schivo e riservato, intriso di passione. Genuinità allo stato puro. Vero come il suo vino.  “Attese le condizioni atmosferiche sfavorevoli il prodotto 2014 non è adatto alle lunghe conservazioni“, recita il foglietto esplicativo del Barbacarlo dell’omonima annata. Questo è Lino, onestà intellettuale. Amore per la sua terra. Nessun compromesso. Questa è la ragione per la quale il Commendator (così viene chiamato), sebbene i suoi vini non possano più “fregiarsi” della DOC (dal 2003 escluso per aver sovvertito il protocollo, con il solo fine di rendere il vino migliore), ha da sempre lottato per proteggere la denominazione Barbacarlo riconosciuta, dopo anni di lotte, come sottodenominazione che solo lui può utilizzare in etichetta.

E’ un paradosso che proprio Lui, propositore della Doc Oltrepò Pavese (a fine anni ’60), ne sia uscito dopo la mancata approvazione da parte del consorzio dell’annata 2003.  Questione di principio, del non piegarsi alla burocrazia. Un dritto, il signor Lino. Dopotutto cosa poteva fregargliene a lui, dal momento che proprio il vino “cacciato” dal Consorzio fu quello che ottenne l’ultimo Sole da parte del gran Veronelli (grandissimo appassionato dei suoi vini)? E qua, suvvia, ci siamo capiti.

Ti racconta tutto questo tra una sigaretta e l’altra, col fare di un condottiero forse un po’ stanco ma fiero della sua etica. Con inossidabile memoria ti racconta ogni singola annata, se le ricorda tutte come fosse ieri. E’ un’enciclopedia vivente dei sui vini. Ha una memoria di ferro!

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Che sono fatti senza trucchi di cantina, senza filtrazioni e devono avere i lieviti propri.

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Il biologico è pura ideologia. Snatura le cose. Lino non segue un protocollo ma asseconda la natura e ha sempre seguito il suo istinto e la sua vocazione per il naturale. La vigna viene lavorata manualmente senza l’utilizzo di prodotti chimici. La produzione è limitata (mai sopra le 10.000 bottiglie) e varia di anno in anno. Dopo una meticolosa selezione dei grappoli, l’uva viene fatta fermentare con macerazione in vecchie botti di rovere (ognuna dedicata ad una persona cara, come il signor Veronelli), senza controllo della temperatura .

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La svinatura avviene dopo una settimana circa e a seguire si effettuano travasi per la decantazione naturale. Ad aprile – maggio si procede all’imbottigliamento e le bottiglie vengono lasciate orizzontali 40 giorni (per far conoscere il tappo al vino!); poi raddrizzate e messe alla vendita dopo 4 mesi.

La cosa peculiare del Barbacarlo è che, essendo completamente naturale, presenta il “fondo” e, proprio perché un tutt’uno con la natura e l’avvicendarsi di annate e stagioni, ogni bottiglia è diversa! Ogni bottiglia ha una personalità unica, con la sua schiuma vivace che non è mai scontata od uguale alle altre.

Il Barbacarlo è di quei vini che si possono bere anche dopo tre decenni. E’ di quei vini che vanno bevuti presto ma anche dopo tanti anni per rendersi conto che è davvero possibile bere qualcosa che anno dopo anno matura ma non invecchia…

Il Barbarcarlo (e questo è il signor Lino a dirlo) è di quei vini che, per le forti emozioni che regala (aggiungo io!), basta essere in due quando lo si stappa: “la bottiglia e chi la beve”… Come dargli torto …

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2 commenti

  1. Mondelli Francesco

    Grande personaggio e vini eccezionali.Ho sue bottiglie in cantina ma non ho mai avuto il piacere dì conoscerlo:vuol dire che bisogna armarsi di buona volontà e andarlo a cercare.Ad maiora da Francesco Mondelli

    • Sì certamente merita e, vista la sua età, consiglio di non temporeggiare troppo. E’ Una di quelle persone che se si ama il vino onesto (così mi piace definirlo), vanno conosciute!

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