• I ristoranti stellati Michelin

La Peca: il bistellato vicentino che non pecca in nessun dove

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Se dico “Peca” a voi cosa viene in mente? Probabilmente nulla. O magari vi balza alla mente il termine “pecca”: un vizio, un difetto … Mai così lontani avreste potuto essere da quanto voglio raccontarvi. Un’esperienza eno-gastronomica senza pecca alcuna.  Dove? Alla Peca ovviamente. Il ristorante vicentino nato nel 1987; bistellato Michelin da quando correva l’anno … 2009. Un ristorante che lascia letteralmente il segno. Nemmeno a farlo apposta, “peca” in dialetto locale significa proprio ciò: un segno, un’impronta. Come mai la scelta di questo nome? Da curiosa incallita non ho che potuto documentarmi presso la loro pagina web: “così si chiamavano le colline del territorio in cui ci troviamo: una leggenda dice che queste zone anticamente erano talmente inaccessibili che vi si avventuravano solo i ladroni, che passando lasciavano visibili le loro impronte, le peche”. Ma poi, scavando un po’, si scopre invece che dietro al nome c’è un pezzo dell’infanzia dei fratelli Portinari i quali, da piccini, si divertivano a lasciare l’impronta delle mani sul tavolo di cristallo del salotto. Dei birichini insomma …. Da sempre desiderosi di lasciare (pure nella ristorazione italiana) un’impronta indelebile. Come dar loro torto.

Ma a me … cos’è che ha lasciato l’impronta? In primis il rapporto umano. La presenza di Nicola (lo chef) e Pierluigi (il pasticciere sommelier che compare in sala tra una portata e l’altra) si respira in maniera decisamente … tangibile. E’ tutto condito da un fare simpatico che non trascura in alcun istante un’impeccabile professionalità.  E poi c’è Cinzia: affiancatasi a Pierluigi nella vita conduce la sala e si occupa degli arredi delle tavole con un occhio tanto eccentrico quanto centrato per … i centrotavola, guarda te; un design decisamente particolare. Che si coniuga alla perfezione con la struttura del locale, opera dei famosi architetti Umberto Polazzo e Giorgio Giuliari. E’ disarmante come il decisionismo contemporaneo trasmesso dallo stile  riesca ad emanare così tanto calore.

Al secondo posto … Non è una cosa. Non è un ingrediente. Non è una preparazione. E’ il sommelier, Matteo Bressan il quale, nonostante la giovane età, interviene sempre nel modo giusto e al momento giusto. Impeccabile nell’ orientare il cliente qualora smarrito nei meandri di una carta dei vini molto importante, riconosciuta come “Cantina dell’Anno” dalla Guida dell’Espresso nel 2009. Un tomo che si potrebbe studiare per ore e ore se non fosse così ben strutturato. Interessante la sezione destinata ai vini “biodinamici/naturali”, simpaticamente chiamata “i vini fuori dal coro”: o sono forse io che l’ho interpretata con simpatia? Sarà che è tutto così colorato e ridente. Non solo i centrotavola disegnati da Cinzia ma anche l’abbigliamento: originale la giacca dai bottoni asimmetrici di Mattia. Sembra quasi una provocazione alla lineare perfezione che si respira tutto attorno.

La Peca_centrotavola2

E poi al terzo posto, non tanto in ordine di importanza quanto in sequenza narrativa ci sono loro, i piatti di Nicola che vi conquisterà da dietro le quinte attraverso univoche realizzazioni.; originali quanto semplici. Tra i tre menù di degustazione, “Il mare”“La Terra e il Territorio”  e le “Impronte” (un mix estroso dei primi due con qualcosa in più), la scelta è cascata sull’“incarnazione” dei sapori più forti prendente forma nel menù “La Terra” che si manifesta tramite @ le lumache verso il letargo @ un fiore d’uovo con chiodini, fonduta di Asiago di Malga, crema di spinaci e tartufo bianco (solo lui merita il viaggio)  le @ ruote pazze al succo di cipollotti in zuppa di baccalà, pesto verde e liquirizia incluse “a tradimento” nel bel mezzo di un menù così carnivoro dei @ #cannelloni alla bolognese @ il risotto ai fegatelli e del @ cinghialino domestico al succo di aglio nero (e non fate gli “altezzosi”: Pierluigi hai ragione, il grasso del cinghialino va mangiato tutto, cosa vi perdereste altrimenti)

La Peca_fiore d'uovo
Navigando la pagina web, potrete fantasticare tra i tre menù; sognare sul “come sarebbe stato se avessi provato gli Spaghettoni con tanoni, ricci di mare e caviale d’aringa del menù “Il mare” o la selvaggina secondo estro e mercato del menù “Impronte”. O, più pragmaticamente, pianificare la visita successiva. Io ci tornerò prossimamente.

Ruote pazze _La Peca

Che dire dunque, a conclusione? La Peca più che un ristorante è un luogo dove si coniugano alla perfezione il calore di personale ed arredo con la professionalità delle preparazioni e del servizio.

Alla Peca si rompono le regole ma è proprio rompendole che si riesce ad ampliarle. La loro forza è quella di non perdere mai di vista la semplicità che, tra tutte le cose, è sicuramente la più difficile da copiare.

Niente è affidato al caso ma è tutto casualmente eccellente, al punto da lasciare, senz’ombra alcuna,  un’impronta. Indelebile.

 

 

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