• I vini naturali… lieviti indigeni in azione

Bressan: il vignaiolo del Vaffanculo dal cuore grande!

Dio mio, è la prima volta che mi trovo in seria difficoltà … Cercherò di rompere il ghiaccio pretendendo scioltezza. Quella dell’azienda Bressan è una storia secolare. Con Fulvio siamo alle nona generazione. Insieme alla moglie Jelena, incontrata in un viaggio, porta avanti il mestiere di “mastro vinaio” con dedizione, vocazione ed un respiro sempre più internazionale. Viaggi per le vigne di tutto il mondo. Scuola di formazione a Bordeaux. Grande rispetto per la ricerca francese. Empatia con la cultura giapponese. E qui mi fermo. Perchè se c’è una cosa che mi ha colpito durante la mia visita è per di più lo sguardo innamorato di Fulvio nei confronti della sua donna. Dietro un temperamento scostante e tante sigarette una dietro l’altra; dietro un conversare ribelle ed anti-conformista, credete a me, sono disposta a giurarvelo, c’è un cuore grande e tanta passione. Una foga a trasmettere che diverte ed emoziona. Così come la presenza del padre che dall’alto di un trattore coi suoi 85 anni ancora non è stanco di lavorare il vigneto ma soprattuto di vivere. Ed offrirvi una fetta del suo prosciutto crudo. Ecco, l’ho detto, io mi trovo in difficoltà. A gestire le emozioni. Sono fatta male, lo so. Ma continuo ostentando una facile scrittura …

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Vi potrei raccontare ad esempio che …. Ci troviamo a Farra d’Isonzo (Gorizia), in una superficie di 20 ettari, dove il lavoro in vigna è scrupoloso e segue una filosfia 100% naturale; si utilizzano solo lieviti “selvaggi”; zolfo di miniera e verde rame contro un “no assoluto alla chimica dei trattamenti sistemici*”. Trattamenti di silice che fungono da mediatore per favorire l’azione dei microelementi (chiedete meglio a Fulvio cosa ciò significhi). Si punta alla tipicità a scapito dell’omologazione sempre più oggi giorno imperante. Max 35 quintali di uva per ettaro. E quando dico max significa che in genere la resa è inferiore. Diamine. Ops, perbacco.

*“sistemici” in quanto entrano nella linfa; i trattamenti naturali vengono lavati via con la pioggia e pertanto devono essere ripetuti più volte sulla superficie fogliare.

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C’è una rabbia repressa per l’ingiustizia ed il conformismo in generale, da essere di tanto in tanto violentemente espressa con cotanta espressione da generare sommosse di destra e di sinistra; da nord a sud: ahia. Si, anche nel vino c’è della politica. E la diplomazia non è certamente il punto forte di Fulvio. Al punto da essere stato qualche anno fa boicottato per lo sputar fuori ideologie razziste che ne fecero un mostro laddove un mostro non c’è. Un pazzo reazionario, colto ed istruito che ha un cuore grande in corpo ribelle, una mente fine ma una bocca alle volte un tantino …  Il suo, è un flusso di pensiero ininterrotto che si traforma in suono laddove l’umano medio è portato a tacere. Sarà forse frutto dei suoi studi in psicologia clinica? Fulvio si è di fatto laureato in tale disciplina: “Prima li alcolizzo e poi li tiro fuori”. Non fa una piega. Fa che Fulvio ha tanti amici e tanti nemici. Come tutti gli ideologisti che se ne fregano del pensiero altrui.

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Vi potrei anche raccontare, ad esempio, che Bressan produce  dei vini. Ma va? Ma che se si assaggiano non possono lasciare indifferenti; giuro. Tipo? Il suo schioppettino, alias ribolla nera, con fermentazione e maturazione sulle buccie. Il suo pignolo, che affina in legno per almeno 3 anni e in bottiglia 15 mesi. Incredibile il mio asaggio dell’annata ’97. Il suo pinot nero che affina sui lieviti in botti da 2000 lt. per due anni.  Che sa di amerena scaldata in una pentola; quasi bruciacchiata. E poi invecchia. Non pensate di bere un pinot nero che ha meno di 5 anni; sareste dei pedofili, Dio Santo. Il suo bianco verduzzo friulano secco, che fermenta ed affina in barriques dove rimane sur lie per 8 mesi. Il suo pinot grigio che affina sui lieviti in acciaio per 14 mesi. Ho assaggiato il 2012. E’ vero, fresco e floreale. Il vino da fighetti, Fulvio come darti torto. I fighetti però li odio; il tuo pinot gris un pò meno invece. Anche se ho un debole per i rossi. E per le opere di Gianni Maran che esponi nel casino della cantina. E’ un caos elegante da contrappeso all’irruenza del tuo pensiero. Forse. Ci sono poi anche degli altri vini. Scropiteveli da soli.

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Vi potrei raccontare una marea di fesserie. Ma non me la sento. E allora prendo in mano il mio quaderno dove, anche qui nel caos più totale, ho annotato qualche appunto.Ho iniziato dall’ultima pagina. Ho scritto a ritroso. Ho disegnato delle frecce per evidenziare i PS. Ed ora, lo ammetto, mi ritrovo in estrema difficoltà. Colpa del caos. Un caos elegante da contrappeso ad un’animo impressionato ed una mente contorta che ha immagazzinato alcuni concetti da qui in avanti indelebili. Tipo?

Che bisogna aspettare almeno 6 anni prima di portare la vigna in produzione. E’ come un bimbo; deve prima solidificare lo scheletro: se gli carichi un sacco di cemento sulle spalle prematuramente si trascinerebbe problemi di struttura per tutta la sua vita. La vigna deve andare in profondità; almeno 3/4/6 metri. Se ti avvali dell’irrigazione significa che o hai sbagliato terroir, o hai cannato varietà di uva. E se pensi che sia il calore del sole a dar vita alla pianta e non la luce generata dalla fotosintesi clorofilliana significa che in quinta elementare non hai affatto fatto il tuo dovere. Ne deriva quindi il tipo di allevamento in vigna. E poi ho trascritto anche qualcosa sulla disgiunzione tra maturazione tecnologica (zuccheri/acidità) e fenolica: è forzatura dettata dall’epoca moderna puntare sulla prima a discapito della seconda. Ho pure iniziato a descrivere la filosofia di marketing dell’azienda ma poi  … c’è dello spazio bianco. E ho deciso di interrompermi. Primo perchè la mia mente è portata alle volte a tacere, se non altro perchè alle volte assonnata ed incompetente in materia se la materia si fa dura; secondo perchè a me Fulvio sta simpatico e non voglio beccarmi un vaffanculo nel caso scrivessi qualche idiozia. A parte  l’ultima: che da quando sono stata nella sua vigna ho iniziato a parlare da pianta e non più da  essere umano e vi dirò che da quel momento la mia vita è di gran lunga cambiata. Ed ora Fulvio, a te la parola.

 

12 commenti

  1. Francesco Mondelli

    Il personaggio merita rispetto se non altro per la sincerità ed onestà delle idee.Sui vini vorrei cavarmela con un diplomatico NO COMMENT.Francesco Mondelli.

    • Davvero non ti piacciono i suoi vini Francesco? A me moltissimo ma li ho bevuti molte volte prima ancora della visita in cantina e prima di conoscere Fulvio … Se non ti piacciono sarei curiosa di capire perché, Isabella

  2. Non sono vini semplici, ma comunque di carattere, si possono trovare bottiglie piu o meno fortunate, ma con la certezza di un lavoro corretto.
    Complimenti per l’articolo e l’interessante video.

  3. Francesco Mondelli

    Che non mi piacciano é esagerato,ma parafrasando Oscar Wide,posso affermare che il problema della vita non é provare tutto ,ma aver già provato tutto (o quasi) per cui è inevitabile che sempre più di rado capiti di emozionarsi.Ad maiora e…….sempre complimenti per l’originalità degli assaggi.FM.

  4. In genere se non conosco le persone non giudico ho degli amici nell’ambito vino che sono fuori dagli schemi e credo che bredsan appartenga a questa categoria sono i cosiddetti fuori quota che esistononin tutti i campi pur non con9scendoti ti faccio i complimenti per lo scritto

  5. I vini di un bravo vignaiolo rispecchiano il vignaiolo stesso; i vini di Fulvio sono dritti e schietti, ergo Fulvio è un bravo vignaiolo.
    Mi è sempre piaciuto.

  6. Francesco Mondelli

    Non ho una conoscenza specialistica,ma su quelle storiche vai sul sicuro.PS1Interessante il Pinotage,ben altra cosa comunque dai grandi Pnot Noir.PS2.Vivo a Roma ma torno nel mio Cilento spesso:dovessi passare da quelle parti farei volentieri da Cicerone.PS3.Dal mio modesto osservatorio prevedo in futuro grande interesse per il Sirah:in primis Australia,ma anche Sicilia Umbria e resto d’Italia.FM.

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