Mettete un week-end a caso. Trascorso a casa a non fare nulla, senza pretese di una serata speciale. Mettete che ad una certa ora dobbiate fare un salto a Mestre e per caso decidiate di prenotare last-minute presso un ristorante giapponese del quale avete sentito vociferare bene, per qualità del cibo, location e approccio gourmet. Mettete anche che vi dicono che sono già pieni e riescono ad incastrarvi tra un turno e l’altro, proponendovi di sedervi al bancone, di fronte allo staff che cucina. Mettete tutte queste cose insieme e sono certa che mai e poi mai vi sareste immaginati di cenare ad 80 metri d’altezza, con la più bella vista di sempre a 360 gradi sulla laguna.
Se poi il tramonto, con le sue sfumature dal rosso all’arancio, ci si mette di mezzo pure lui, a quel punto lasciate al romanticismo che c’è in voi piazzarsi in cima a tutte le cose belle che vi ho poc’anzi scritto, a mo’ di ciliegina di una torta che altro non è se non un’esperienza perfetta.
Tutto questo e non solo è Aki restaurant, il ristorante al 17° piano della HTM tower di Mestre. Non appena varcherete la soglia d’ingresso, verrete subito accolti con super cortesia da un personale guarnito di estrema professionalità. Non scherzo, siamo ai livelli di accoglienza di uno stellato. Nel caso siate in anticipo, vale la pena sbirciare il cocktail bar al piano superiore, il Blind Spot, appartenente alla stessa gestione di Aki.
Dopo un ottimo cocktail, vi si aprirà lo stomaco per una cena all’insegna di una cucina giapponese di altissima qualità, durante la quale lo chef Aki, con la supervisione di Andrea Capuzzo, cercherà tramite le sue creazioni di farvi vivere l’oriente in un modo del tutto suo. E’ originale e distacca dalla media, la presenza nel menù di influssi di culture diverse, un po’ mediterranee ma non solo. Come dire … il seme è quello della cultura nipponica, che si evolve però verso qualcosa di differente, frutto di un intreccio di etnie mai lasciato al caso. Quello che si trova nel piatto riflette infatti personalità ed esperienze dello chef Douglas Aquira Nakasuga.
Nato in Brasile da genitori giapponesi, già all’età di 15 anni inizia a lavorare in ristoranti “giapo-fusion” in Brasile. A 18 anni parte per il Giappone per apprendere quella che è la reale tradizione giapponese e ci rimane 2 anni per poi tornare in Brasile e continuare la sua esperienza presso diverse realtà, fino ai suoi 26 anni. Decide poi di partire per l’Italia. Sbarca a Milano dove lavora per tre anni, per poi approdare in Veneto, dove partecipa all’apertura del primo ristorante giapponese a Venezia. Qualche altra esperienza nella città degli innamorati per poi, a seguito di un incontro con la proprietà che fu amore a prima vista, dare inizio ad un felice sodalizio che lo vede oggi protagonista della cucina di Aki. Un nome non scelto a caso direi.
E che calza alla perfezione, ritrovando la sua anima nelle diverse portate. Potete scegliere alla carta, affondando i vostri dispiaceri nei classici sushi, sahismi e nigiri o futomaki, a base di pesce e crostacei pregiati (non manca una versione vegetariana a base di ortaggi di stagione) oppure optare per un astice al miso, tra i piatti principali.
In alternativa, perché non osare con le creazioni dello chef, dal polpo allo zenzero e sakè. al tiradito di tonno e anguria con leche de tigre all’aji amarillo … Suggerimento? Per assaggiare un po’ di tutto optate per “il consiglio del sushiman”, tanti assaggini a comporre un menù degustazione che non potrà deludervi. E che potrà concludersi in dolcezza con un’irripetibile mousse al matcha con lampone, terra al cioccolato e zenzero, biscotto al cocco.
Aquira ama definire la sua filosofia di cucina con tre parole: Amore (per il suo lavoro), Equilibrio (nella combinazione delle materie prime) e Semplicità (lasciare tutti i prodotti nella loro forma più naturale). E il risultato risulta brillante! Il menù inoltre cambia molto spesso in base a tempo e stagioni, per cui non c’è di che annoiarsi, né per Lui, né per la clientela, che godrà di tanta fantasia oltre che di un’atmosfera modern-chic che ricorda quelle newyorkesi. Tra un boccone, uno sguardo al panorama ed un calice di vino o sakè. in abbinamento (preziosi i consigli del barman Mauro Suman), il tempo volerà.
Non rimarrà dunque che ripercorrere l’esperienza un’altra volta (ed un’altra ancora)! Magari per un piatto di zaru soba, deliziosi spaghetti di grano saraceno freddi con alga nori e sobatsuyu, ideale per combattere la calura estiva!
E voi … come non potete essere d’accordo con me?